mercoledì 28 settembre 2005

Ehi vieni qua…

Ehi vieni qua… ti voglio raccontare di un sogno nel tempo,
di una emozione lunga un giorno, di un respiro impercettibile,
di un battito di cuore perso in una mattina d’autunno.
Ehi vieni qua, siediti accanto a me e lasciati cullare dalle parole…
ti racconterò di una donna dolce e bella, dei suoi occhi grandi e neri
del suo dolore e del suo cuore chiuso che non riesce più a piangere  e a parlare.
Ti parlerò di lei, delle parole che non riesce a dirti guardandoti
e di quel sogno a lungo cullato con tenacia, con progetti, con sorrisi e fantasia.
Perché ci sono giorni troppo lunghi in cui non riesci a fare nulla
e allora ti soffermi a pensare, ma quanto è duro pensare a ciò che non hai più,
mentre il rumore dei ricordi ti frantuma l’anima.
E allora parli a te stessa con le mani appoggiate sulla pancia,
quasi volessi cullare quei ricordi che non ci sono più, come facevi solo ieri,
in piedi, davanti allo specchio, ti scoprivi donna, sollevavi i capelli
studiavi il tuo viso riflesso allo specchio , bello il colorito, luminoso lo sguardo
e poi scendevi a spiare a spiare il seno ogni giorno più florido
e le mani scendevano giù sulla pancia: come era bella l’immagine di te donna!
Cantavi e ballavi per casa come una bambina in attesa di un regalo
E ti dicevi che in fondo la Vita è un dono ed è bella.
Poi di sedevi e gli parlavi dolcemente, gli raccontavi tutte le tue speranze di mamma
E lasciavi che le tue fantasie più tenere lo coinvolgessero sempre più.
Ehi vieni qua… lo senti il rumore dei ricordi che stride
con il silenzio assordante della tua assenza?
Ti sto parlando di una sirena di un’ambulanza che corre all’alba,
verso un’alba che non sarà, ti parlo di una scheggia impazzita,
di mani e di volti estranei che ti hanno portato via da me, piccolo mio.
Dove sei ora? Mi piace immaginarti correre in un campo di papaveri
rincorrendo un aquilone, mi piace immaginarti con gli occhi belli di tuo padre,
immagino le parole che ti avrei detto se solo avessi potuto stringerti a me,
quelle parole che ora sono bloccate nella gola, mentre le lacrime scendono giù.
Ehi vieni qua… fatti abbracciare e cantare la ninna nanna
come ho fatto ogni notte per otto mesi e cerca di perdonarmi, piccolo mio,
per le parole che non potrò dirti,per i sorrisi che non potrò regalarti,
per le favole che non potrò leggerti.
Ti ho amato tanto e tanto desiderato in ogni sogno, parola, gesto e rimpianto…
Sempre, oltre l’infinito… e ora vieni qua, tienimi la mano piccolo mio,
e aiutami a ritrovare l’anima e il filo di questa vita che ho perduto.
Con tutto l’Amore,
La tua mamma