venerdì 26 novembre 2010

SOGNAMORANDO


SOGNAMORANDO

I miei occhi ti cercano
ti  vedo, sei lì addormentata.
Il viso è rilassato, un accenno di sorriso
la mano è aperta sul cuore
Chissà cosa stai sognando…
Vorrei far parte di quel sogno,
capire a chi stai sorridendo, forse a me?
Ora la tua mano è sulla mia
un calore, una sicurezza mi invade.
Vorrei abbracciarti forte ma ho paura
di svegliarti, rimango in silenzio.
Apro gli  occhi, mi accorgo di aver sognato.
Che sogno stupendo: per un attimo
ho toccato il paradiso…

BUONGIORNO!!!


BUONGIORNO!!!

Vederti aprire gli occhi al mattino,
quando quel primo raggio di sole filtra
attraverso la finestra dischiusa.
Sentirti mugolare e lamentarti con la sveglia
per restare ancora a letto per cinque minuti ancora.
Percepire il calore della tua mano che ancora
riposa sul mio fianco, per poi vederti alzare silenziosa verso il bagno.
Ascoltarti canticchiare la solita canzone
mentre fai la doccia e gustare con te
il primo caffè, accompagnato da un sorriso,
una carezza sul viso ed un bacio,
solo per dirti: “Buongiorno Amoremio!”

giovedì 26 novembre 2009

Non voglio morire




Va bene, è una cosa notturna, non so nemmeno se serve, visto l’argomento.
La questione, nella sua insolubile complessità, è molto semplice, persino banale.
Non voglio morire.
Non vorrei morire, ecco.
Però preferisco non voglio, una licenza verbale che mi prendo in una cocciuta illusione di arbitrarietà.
Non voglio morire perché sono ancora vivo…perché sento, e ciò che sento è molto più grande di ciò che esprimo, faccio, sbaglio. Di ciò che, soprattutto, so dire…

Non voglio morire perché non lo merito, non ancora, direi mai e poi mai, essendo il destino corto, a scadenza, comune ed oscuro. Ed è troppo, rispetto all’eccezione verso cui aspiro, rispetto ad un progresso continuo, intimo ed assoluto che ricerco da sempre, senza vacanza alcuna nel mio procedere incerto e vago.

Non voglio morire perché la luce cambia il mio stare, illumina ciò che chiamo umore ed amore, ma la mia anima è ben altro, ma certo, la mia anima non è per niente mortale, mortifera o moribonda.

Non voglio morire perché ciò che chiamo vagamente anima c’è davvero, e non ha altro nome o significato, se non quello che io posso comprendere. E la vedo la mia anima bella, guizzare leggera e chiara nel petto, la sento sfiorare misteriose membrane impalpabili e delicatissime.

Non voglio morire perché avverto anche il peso del mio cuore , si perché lo posso pesare il mio cuore, e ciò che questo peso produce e provoca è qualcosa di magnifico, alto, soave ma tremendo atroce e doloroso. Ma è il mio cuore.

Non voglio morire perché il tempo, comunque, non mi basta. Perché del mio tempo ho usato troppo o troppo poco. Mi serve altro tempo per imparare a stare al mondo, nel mondo, secondo una dignità che ancora risulta non pervenuta. Una dignità da essere umano che abbia appreso abbastanza da poter dividere con altri un senso più compiuto da risultare astratto e lontano. Da spartire con chi mi somiglia almeno un po’…

Non voglio morire perché voglio essere felice, e perché la felicità devo ancora impararla, magari in grave ritardo, minacciato come sono in questa onesta, estenuante ansiosa rincorsa; non voglio morire perché voglio poter amare, voglio osservare le ricorrenti stazioni del mio bene e capire ciò che il mio bene dal bene riceve.

E non voglio morire per ringraziare chi il mio amore ha rifiutato e che mi ha reso minoranza, eccezione, dono unico ed universale.
Non voglio morire per vedere chi vicino a me ha vissuto, chi anche per pochi metri e istanti ha potuto specchiarsi negli occhi della mia anima, anima che come me, non vuole morire.
Non voglio morire. Non posso. Ho troppa vita addosso.
E l’anima della mia vita morire non vuole e non sa.

mercoledì 28 settembre 2005

Ehi vieni qua…

Ehi vieni qua… ti voglio raccontare di un sogno nel tempo,
di una emozione lunga un giorno, di un respiro impercettibile,
di un battito di cuore perso in una mattina d’autunno.
Ehi vieni qua, siediti accanto a me e lasciati cullare dalle parole…
ti racconterò di una donna dolce e bella, dei suoi occhi grandi e neri
del suo dolore e del suo cuore chiuso che non riesce più a piangere  e a parlare.
Ti parlerò di lei, delle parole che non riesce a dirti guardandoti
e di quel sogno a lungo cullato con tenacia, con progetti, con sorrisi e fantasia.
Perché ci sono giorni troppo lunghi in cui non riesci a fare nulla
e allora ti soffermi a pensare, ma quanto è duro pensare a ciò che non hai più,
mentre il rumore dei ricordi ti frantuma l’anima.
E allora parli a te stessa con le mani appoggiate sulla pancia,
quasi volessi cullare quei ricordi che non ci sono più, come facevi solo ieri,
in piedi, davanti allo specchio, ti scoprivi donna, sollevavi i capelli
studiavi il tuo viso riflesso allo specchio , bello il colorito, luminoso lo sguardo
e poi scendevi a spiare a spiare il seno ogni giorno più florido
e le mani scendevano giù sulla pancia: come era bella l’immagine di te donna!
Cantavi e ballavi per casa come una bambina in attesa di un regalo
E ti dicevi che in fondo la Vita è un dono ed è bella.
Poi di sedevi e gli parlavi dolcemente, gli raccontavi tutte le tue speranze di mamma
E lasciavi che le tue fantasie più tenere lo coinvolgessero sempre più.
Ehi vieni qua… lo senti il rumore dei ricordi che stride
con il silenzio assordante della tua assenza?
Ti sto parlando di una sirena di un’ambulanza che corre all’alba,
verso un’alba che non sarà, ti parlo di una scheggia impazzita,
di mani e di volti estranei che ti hanno portato via da me, piccolo mio.
Dove sei ora? Mi piace immaginarti correre in un campo di papaveri
rincorrendo un aquilone, mi piace immaginarti con gli occhi belli di tuo padre,
immagino le parole che ti avrei detto se solo avessi potuto stringerti a me,
quelle parole che ora sono bloccate nella gola, mentre le lacrime scendono giù.
Ehi vieni qua… fatti abbracciare e cantare la ninna nanna
come ho fatto ogni notte per otto mesi e cerca di perdonarmi, piccolo mio,
per le parole che non potrò dirti,per i sorrisi che non potrò regalarti,
per le favole che non potrò leggerti.
Ti ho amato tanto e tanto desiderato in ogni sogno, parola, gesto e rimpianto…
Sempre, oltre l’infinito… e ora vieni qua, tienimi la mano piccolo mio,
e aiutami a ritrovare l’anima e il filo di questa vita che ho perduto.
Con tutto l’Amore,
La tua mamma